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“La linea della palma”, un thriller d’arte di Fulvio Bernasconi

Keystone-SDA

La serie TV "La linea della palma" di Fulvio Bernasconi ha festeggiato la sua anteprima mondiale ieri sera al Geneva International Film Festival (GIFF). Keystone-ATS ha intervistato il regista ticinese di questa serie che lascia con il fiato sospeso.

(Keystone-ATS) Nel 1969 nell’oratorio di San Lorenzo di Palermo, viene rubato il dipinto della “Natività” di Caravaggio. Opera d’arte che non è mai stata ritrovata. È da questo spunto reale che nasce “La linea della palma”, la cui protagonista è una giornalista di nome Anna (Gaia Messerklinger) che, dopo aver scoperto legami di suo padre con il quadro rubato, inizia ad indagare.

Tutto ciò accade già nel primo episodio, che immerge lo spettatore completamente nella storia, alimentando la voglia di saperne di più e di risolvere il mistero del dipinto, nonché della scomparsa del papà di Anna. Due inchieste collegate, che da buona giornalista, Anna cercherà di risolvere, non senza rischi visto che, a sua insaputa, in tutto ciò è immischiata la mafia siciliana di cui fanno parte persone a lei molto vicine.

Legami e riprese anche a Lugano

“Forse più significativo per la serie è il fatto che il quadro sia stato venduto o trafugato in Svizzera, però naturalmente sono ipotesi”, spiega il regista ticinese Fulvio Bernasconi, che ha diretto i sei episodi della serie concepita da Thomas Ritter, Maria Roselli e Mattia Lento.

Più precisamente, il quadro, almeno nella serie, sarebbe passato da Lugano. La città, di cui il regista, da tempo residente a Ginevra, è originario, è stata teatro di gran parte delle riprese. Vi si possono riconoscere luoghi come Parco Ciani e il Grand Hotel Villa Castagnola. A proposito del girare nella sua città natale dice: “È stato bello, divertente. (ride) Ho sperimentato anche il valore di conoscere bene un posto, il suo passato, la sua cultura, eccetera.”

La serie è ambientata anche in Sicilia, a Milano e Como. Le riprese sono durate in totale 66 giorni, spiega Bernasconi, di cui 55 in Ticino.

Profondità dei personaggi

A Bernasconi, che nella sua carriera ha fatto vari documentari e film di finzione, fra cui “Fuori dalle corde” – Pardo d’argento al Locarno Film Festival nel 2007 – sta molto a cuore sviluppare personaggi tridimensionali. Il formato della serie ha il grande vantaggio di permettere “più profondità nello studio e nello svelare i personaggi”, afferma. Anna in particolare presenta una certa dualità, da un lato c’è il ruolo di giornalista, dall’altro la complessa storia personale.

“Questo conflitto psicologico o anche etico, è una cosa che attraversa e secondo me struttura semanticamente tutta la serie”, precisa il regista. Già dai primi due episodi Anna si trova fra due mondi, quello interiore e quello esteriore, entrambi in subbuglio.

Ciò viene tradotto sullo schermo con espedienti come la cinepresa che si capovolge quando, nel primo episodio, Anna riceve la chiamata che le annuncia che il padre, scomparso da ormai oltre 30 anni, è stato ritrovato morto. “Il mondo di Anna è messo sottosopra un paio di volte nella serie e allora c’era l’idea, anche semplice, di incarnare formalmente con il lavoro della macchina da presa questo sconvolgimento della sua vita”, spiega il regista.

Ricerca della verità

Il titolo della serie fa eco ad una frase dello scrittore italiano Leonardo Sciascia che “parlava di come la malavita organizzata, la mafia siciliana in particolare, si spostasse sempre più verso nord, come la palma”, aggiunge.

“In fondo il tema profondo della serie è la ricerca della verità, il fatto che la verità in fondo esista e abbia un potere diciamo salvifico, taumaturgico”, indica il regista. Anna farà di questa ricerca della verità, la sua missione.

“La linea delle palma” impiega elementi tipici del thriller come la suspense, svelando, ad esempio, a poco a poco i legami intricati fra i personaggi. “Avere questa tensione del thriller, ma anche un po’ la profondità psicologica, e la tridimensionalità dei personaggi, secondo me, sono necessari oggi, nel 2025, a fare una serie un po’ moderna”.

Con il suo passato da documentarista, Bernasconi cerca continuamente “di mettere in scena un mondo verosimile”. Negli ultimi anni il regista si è dedicato principalmente alle serie TV, fra le quali si cita “Quartier des Banques”, che ha riscosso ampio successo. “Magari è un po’ triste dirlo ma la serie oggi è forse più importante del cinema, nel senso che tocca più persone.”

Nel cast anche attori ticinesi

Ad interpretare Anna è l’attrice italiana Gaia Messerklinger. Nel cast c’è anche la svizzerotedesca Esther Gemsch (“Lüthi und Blanc”, “The Golden Years”). In ruoli minori vi sono anche sette attori della Svizzera italiana: Cecilia Broggini, Andrea Carpinteri, Massimiliano Zampetti, Diego Benzoni, Roberta Fossile Seller, Jasmin Mattei e Davide Gagliardi.

A proposito degli interpreti il regista afferma: “Penso che alla fine la cosa più importante sia la loro performance, quello che si vede sullo schermo, sono loro, le loro emozioni, per cui cerco di dargli sempre molta importanza e attenzione, almeno ci provo.”

La serie è prodotta dalla zurighese Hugofilm Features e coprodotta da RSI e ARTE, assieme alla milanese Indiana Production e la luganese Central Productions. “È chiaro che l’ambizione di questa serie sia che viaggi un po’ nel mondo, fuori dalla Svizzera”, precisa Bernasconi, aggiungendo che lo farà certamente in Francia e Germania grazie ad ARTE.

L’esperienza di produzione e coproduzione è stata “abbastanza idilliaca, da regista devo dire che è andato veramente tutto liscio e sempre in buona armonia e intelligenza.” “La linea della palma” sarà disponibile dal 1° dicembre su RSI La1 con due episodi a settimana in prima serata, nei primi mesi del 2026 verrà diffusa anche sulla RTS e sulla SRF.

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