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“Il Qatar è pronto ad accogliere il mondo? Credo di no”

Persone in lontananza con città sullo sfondo
La famiglia di cinque persone di Brigitte Gonzalez*, qui davanti allo skyline di Doha, preferisce rimanere nell'anonimato: la paura di eventuali problemi è grande. zVg

Il 20 novembre inizieranno i Mondiali di calcio in Qatar. Che cosa si prova a vivere da svizzeri e da svizzere in un Paese che è stato così criticato e che limita pesantemente la libertà d'espressione? L'insegnante Brigitte Gonzalez ci racconta il suo punto di vista su una cultura con cui ha qualche difficoltà.

Vivo nel Golfo persico perché sei anni fa ho ricevuto un’offerta di lavoro in Qatar dalla Swiss International School. A parte il nome, questa scuola non ha nulla a che fare con la Svizzera, che viene usata spesso solo a scopo di marketing. Nel frattempo, lavoro anche come insegnante in una scuola qatariota.

Ho vissuto in molti Paesi diversi, tra cui Canada, Regno Unito, Repubblica ceca e Cipro. Sono nata in Svizzera e ho trascorso i primi cinque anni della mia vita a Zurigo. In seguito, mi sono trasferita ogni tre o quattro anni a causa del lavoro di mio padre. Ho terminato i mei studi in Sud America, dove ho incontrato mio marito e creato una famiglia.

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Il nostro sogno è quello di tornare in Svizzera prima o poi. Non sappiamo ancora come fare. Fino ad allora, vogliamo offrire a mia figlia e ai miei due figli lo stesso stile di vita che ho avuto io da bambina.

Familie unter der Schweizer Flagge in Doha, das für die Fussball-WM geschmückt wurde.
La “Flag Plaza” è una nuova installazione artistica a Doha. Sotto le 119 bandiere è stata creata una zona di incontro. zVg

Uno dei motivi principali per cui mio marito ha iniziato la sua avventura in Qatar sei anni fa è stata la Coppa del Mondo. Manca meno di un mese e l’atmosfera è fantastica. Tutte e tutti parlano del torneo, l’inno del Mondiali risuona ovunque, i negozi vendono articoli per le tifoserie. L’attesa è palpabile ovunque, anche tra qatariote e qatarioti. Ma il Paese è pronto ad accogliere il mondo? Io credo di no. Il Qatar è una bolla. La cultura locale è probabilmente la sfida più grande per la nostra vita qui, anche se ho già vissuto in molte culture diverse.

Per me è difficile trovare un equilibrio. Da un lato, voglio essere me stessa e rimanere me stessa. Dall’altro, devo essere rispettosa della cultura del Qatar. È anche una clausola del mio contratto di lavoro.

La gente del posto è molto seriosa e non si fa nessun problema a dirti cosa devi fare e cosa no. Per esempio, alla gente non piace il contatto fisico in pubblico. Io e mio marito siamo stati rimproverati perché ci tenevamo per mano in un bar.

Spero che la Coppa del Mondo porti un cambiamento nel Paese. Doha sarà sotto i riflettori per le prossime settimane. Mi chiedo cosa faranno quando le turiste non si copriranno le spalle e tifosi e tifose si baceranno in pubblico.

Altri sviluppi

Anche l’alcol è un problema in Qatar. Se si vuole bere un bicchiere di vino o una birra, bisogna farlo in casa o in albergo. Per acquistare alcolici è necessaria una licenza e si possono comprare in un solo negozio. Ci sono anche regole chiare sul montante di denaro massimo che si può spendere per gli alcolici, ovvero il 24% del reddito mensile. Può sembrare molto, ma qui 24 lattine di birra possono arrivare facilmente a costare 120 dollari.

La vita in Qatar è cara, quasi quanto in Svizzera. Tuttavia, si guadagna molto bene e si hanno molti benefici extra. Le rette scolastiche dei miei figli e di mia figlia sono coperte, così come il nostro affitto e l’assicurazione sanitaria. Una volta all’anno riceviamo biglietti aerei gratuiti per tornare a casa.

Bambino in un parco
Il più giovane della famiglia sfida la calura. Il Qatar ha parchi con passerelle climatizzate. zVg

Non credo sia giusto criticare così aspramente il Qatar. Ogni Coppa del mondo ha avuto problemi e spesso i media esagerano. Certo, il Paese è stato costruito da lavoratori che non sono stati trattati affatto bene dalle classi più abbienti.

Non credo di disporre di abbastanza informazioni sui decessi e sulle condizioni di lavoro a Doha per commentarli in questa sede. Ciò che posso affermare è che, nell’ambito della gestione della pandemia di coronavirus negli ultimi anni, il Qatar si è comportato molto bene.

Il fatto che il torneo si svolga tra novembre e dicembre non è ideale in termini di tempistiche. Ma se si fosse tenuto a giugno, le temperature sarebbero state insopportabili. Il tempo a novembre è bellissimo. Abbiamo i biglietti per tutte le partite della Svizzera. Purtroppo, il Paese di mio marito non si è qualificato. Ma sarà sicuramente una grande esperienza.

* Il nome è stato modificato su richiesta della protagonista che teme conseguenze negative a causa delle sue dichiarazioni. SWI swissinfo.ch riporta in forma anonima solo in casi eccezionali. Come indicato nelle nostre linee guida, “le ragioni dell’anonimato devono essere spiegate, giustificate e comprensibili”.

Altri sviluppi

Da quando il Qatar si è aggiudicato i Mondiali di calcio, le critiche non sono mancate. È vero che le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici migranti sono migliorate da quando la FIFA ha attribuito l’organizzazione del torneo all’Emirato, ma la situazione resta difficile.

Un mese prima del fischio d’inizio dei Mondiali, Amnesty International ha pubblicato un nuovo rapporto in cui l’ONG chiede drastici miglioramenti al Qatar e alla FIFA. Secondo l’organizzazione, i problemi in materia di rispetto dei diritti umani sono ben lungi dall’essere risolti: leggi omofobe, restrizioni alla libertà di stampa e carenze nel diritto del lavoro sono una solida realtà.

Nel Paese che si affaccia sul Golfo Persico vivono circa 3 milioni di persone, ma solo il 15% di loro ha la nazionalità qatariota. La maggior parte della popolazione è costituita da immigrati e immigrate per motivi di lavoro, che non hanno la cittadinanza. Il Paese ha uno dei tassi di stranieri e straniere più alti al mondo.

Traduzione: Zeno Zoccatelli 

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