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Martin Pfister alle prese con un simulatore di volo.
Il consigliere federale Martin Pfister vuole un aggiornamento dell’equipaggiamento militare più rapido. Keystone / Peter Klaunzer

In un contesto di crescente tensione per la sicurezza in Europa, una proposta dirompente emerge a Berna: il ministro della difesa, Martin Pfister, sta considerando un aumento dell’IVA per accelerare il potenziamento dell’esercito contro le minacce ibride. La rivelazione arriva dal quotidiano Tages-Anzeiger.

Durante una riunione sulla politica di sicurezza, Pfister ha illustrato al Consiglio federale l’inadeguatezza degli attuali piani di armamento. Secondo quanto riportato dal Tages-Anzeiger, il ministro ha evocato uno scenario preoccupante: a partire dal 2028, la Russia potrebbe rappresentare una grave minaccia non solo per l’Ucraina, ma per vaste aree del continente europeo. A sostegno della sua tesi, i vertici militari presenti all’incontro hanno raccomandato, tra le altre cose, l’acquisizione di sistemi di difesa aerea aggiuntivi. Il quotidiano sottolinea che “il Consiglio federale non ha annunciato ufficialmente nulla di ciò che è scaturito da questa riunione a porte chiuse”.

Data l’impraticabilità politica di un allentamento del freno all’indebitamento, l’aumento dell’IVA è diventato l’opzione centrale. Secondo un’inchiesta del Tages-Anzeiger, Pfister propone un incremento di circa 0,5 punti percentuali, che garantirebbe entrate aggiuntive per circa 1,75 miliardi di franchi all’anno. Tale misura richiederebbe una modifica della Costituzione e, come indicato dal Consiglio federale, dovrebbe prima essere approvata dal Parlamento e poi sottoposta al voto popolare. Di conseguenza, come scrive il quotidiano, l’attuazione non sarebbe possibile prima del 2028.

Questo dibattito si inserisce in un contesto più ampio di discussioni sull’aumento della spesa pubblica. Anche il finanziamento della tredicesima mensilità per i pensionati potrebbe richiedere un ritocco dell’IVA, tanto che si è già parlato di un “punto percentuale di solidarietà”. Una cosa appare certa: la questione di come finanziare l’esercito e i programmi di assistenza sociale dominerà l’agenda politica di Berna nei prossimi mesi.

I Consiglieri di Stato Johanna Gapany e Jakob Stark della Commissione Finanze, che ha presentato oggi le sue proposte per il pacchetto di risparmi al Consiglio degli Stati. Qui in una conferenza stampa a metà novembre.
I consiglieri agli stati Johanna Gapany e Jakob Stark della Commissione Finanze, che ha presentato oggi le sue proposte per il pacchetto di risparmi al Consiglio degli Stati. Qui in una conferenza stampa a metà novembre. Keystone / Peter Schneider

Il pacchetto di risparmi miliardario proposto dal Consiglio federale approda per la prima volta in Parlamento, con il Consiglio degli stati come prima tappa. La sua Commissione delle finanze ha però già messo un freno alle ambizioni di austerità del Governo, pur seguendolo sulla decisione di tagliare i fondi destinati al mandato estero della SSR, una misura che colpisce direttamente Swissinfo.

Il pacchetto, composto da circa 60 misure volte ad alleggerire le finanze federali, si preannuncia di difficile approvazione parlamentare. Prima ancora del dibattito in aula, previsto per il 17 dicembre, la commissione competente ha proposto di rinunciare a 603 milioni di franchi di risparmi rispetto ai 2,396 miliardi previsti per il 2027.

Nel dettaglio, la Commissione delle finanze del Consiglio degli stati ha suggerito di eliminare i tagli ai sussidi indiretti alla stampa, per un valore di 20 milioni di franchi. Con una votazione serrata (7 a 6), ha invece deciso di allinearsi al Consiglio federale, approvando un taglio di 19 milioni di franchi ai servizi esteri della SSR, tra cui Swissinfo. Di conseguenza, il risparmio totale per il 2027 scenderebbe a 1,79 miliardi, una cifra nettamente inferiore ai 2,4 miliardi auspicati dal governo.

Se il Parlamento seguirà le raccomandazioni della commissione, i settori dell’istruzione, della ricerca e dello sport giovanile saranno completamente esentati dai tagli. Dopo il dibattito al Consiglio degli stati, la proposta passerà al Consiglio nazionale durante la sessione di marzo. Questo calendario è stato studiato per lasciare il tempo necessario all’organizzazione di un eventuale referendum e di una votazione popolare prima dell’entrata in vigore del pacchetto di sgravi, prevista per il 2027.

Alfred Gantne
Alfred Gantner è stato uno degli svizzeri che hanno fatto visita a Trump nello Studio Ovale. Keystone / Anthony Anex

L’imprenditore Alfred Gantner ha rivelato nuovi e controversi dettagli sull’accordo doganale con gli Stati Uniti, suscitando notevole scalpore. Secondo Gantner, la Svizzera avrebbe potuto finalizzare l’intesa già a maggio, ma l’opportunità è sfumata a causa della lentezza dei processi decisionali di Berna.

In un’intervista ai quotidiani del gruppo Tamedia, il cofondatore di Partners Group ha spiegato che Svizzera e Stati Uniti avevano concordato fin da subito un’aliquota del 10%. La direttrice della SECO, Helene Budliger Artieda, aveva negoziato una bozza quasi definitiva, simile a quella ottenuta dagli inglesi. Tuttavia, il Consiglio federale ha esitato, necessitando di più tempo poiché nessuna singola entità poteva prendere una decisione autonoma. Quando infine il Governo svizzero si è detto pronto ad accettare, gli Stati Uniti avevano già siglato altri accordi e hanno quindi preteso dazi più elevati.

Gantner ha anche descritto i retroscena della visita di una delegazione imprenditoriale alla Casa Bianca. Di fronte a un possibile aumento dei dazi al 39%, egli aveva preparato e presentato un piano in sette punti. La delegazione, ha precisato, non ha condotto una vera e propria negoziazione, ma ha illustrato a Donald Trump come gli investimenti svizzeri, pari a 200 miliardi di dollari, potessero contribuire a ridurre il deficit commerciale statunitense.

Infine, l’imprenditore ha respinto le accuse di corruzione legate alla consegna di un lingotto d’oro e di un orologio da tavolo Rolex. Gantner ha sostenuto che i doni erano conformi alle consuetudini diplomatiche e destinati alla Biblioteca presidenziale, non a Trump personalmente. Nonostante ciò, la Procura generale ha confermato di aver ricevuto tre denunce in merito alla vicenda.

Lingotti d'oro.
La ricchezza delle persone più ricche in Svizzera ha raggiunto il massimo storico. Keystone / Martin Ruetschi

La classifica delle 300 persone più ricche della Svizzera rivela un nuovo record: il loro patrimonio complessivo ha raggiunto gli 851,5 miliardi di franchi, con l’ingresso di cinque nuovi miliardari nel Paese. In cima alla lista si conferma la famiglia Wertheimer, proprietaria di Chanel, con un patrimonio che supera i 33 miliardi di franchi.

Come ogni anno, la rivista economica Bilanz ha pubblicato la sua lista, che per l’edizione 2025 include una dozzina di nuovi nomi. Secondo la rivista, il patrimonio totale dei 300 super-ricchi è cresciuto di 18 miliardi di franchi rispetto all’anno precedente. È significativo notare che le prime dieci posizioni da sole detengono oltre un quarto di questa immensa ricchezza.

La classifica dei più ricchi è ancora una volta dominata da Gérard Wertheimer, comproprietario di Chanel, seguito dagli eredi delle famiglie Roche Hoffmann, Oeri e Duschmalé. Al terzo posto si distingue l’imprenditore italiano Andrea Pignataro. Secondo la RTS, il fondatore del gruppo di software finanziario ION vanta un patrimonio stimato tra i 27 e i 28 miliardi di franchi svizzeri, un risultato che lo proietta direttamente tra le posizioni di vertice.

La famiglia Blocher (Ems-Chemie, Läckerli Huus) non è più nella top 10, dopo essere stata al nono posto nel 2024. Anche Guillaume Pousaz, fondatore di Checkout.com, esce dalla classifica perché avrebbe perso 5 miliardi. Tra i nuovi arrivati nella classifica dei top 300 c’è il norvegese Torstein Hagen, residente a Lucerna, con una fortuna di circa 11 miliardi di franchi svizzeri. È il proprietario della compagnia di crociere Viking, quotata in borsa l’anno scorso.

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